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l 2 febbraio 2012 è ricorso il centenario della nascita di Carlo Vitale, uno dei protagonisti della vita musicale pugliese della seconda metà del Novecento. Nato ad Altamura ma barese d'adozione prima per studi e in seguito per aver svolto molteplici attività in campo direttoriale, compositivo e impresariale. Volerlo imbrigliare in una categoria però non si rende giustizia al suo essere [M]usicista. Certo oggi il suo nome, non disgiunto da quello della moglie Maria De Bellis, potrebbe non dire alcunché alle nuove generazioni, e come dar loro torto se nessuno si è mai preoccupato, nonostante gli sforzi della famiglia e di qualche studioso, di perpetuarne il ricordo? Rammentare chi è stato e cosa ha rappresentato Carlo Vitale negli anni susseguenti la fine del secondo conflitto mondiale fino al 1989 per il Mezzogiorno è compito che spetta agli storici ma è sufficiente sfogliare quanto su di lui è stato scritto e quanto ha realizzato per farsene un'idea.

M° Carlo Vitale -La commemorazione -

Esempio di concretezza e di vulcanica operosità, ebbe per esempio l'intuizione di cambiare il modo di fare musica in una terra dove imperante era la tradizione bandistica; fu lui ad "inventare" la formula dello spettacolo en plein air in forma di concerto, con orchestra, coro e solisti che richiamavano folle oceaniche.

Sempre lui riprese, nei primi anni Sessanta, con i complessi del Petruzzelli, la tradizione del Carro di Tespi lirico, portando l'opera alla conoscenza di un pubblico sempre più vasto.

Poi gli orizzonti si ampliarono con la gestione del Petruzzelli (che ottenne nonostante i danni subiti nel periodo in cui la struttura era stata requisita dagli alleati negli anni della guerra) e del Piccinni di Bari, dove organizzò in crescendo stagioni liriche d'indiscutibile livello, creando così le premesse affinché il Petruzzelli, ottenesse, nel 1967, lo status di "teatro di tradizione" che all'epoca era un traguardo ambito da molti teatri.

Ebbe Vitale la sensibilità di comprendere che la società andava evolvendosi rapidamente e in campo musicale non si lasciò sorprendere dalle nuove tendenze, tant'è che in piena Rossini renaissance, ripropose in edizione critica opere quali l'Italiana in Algeri, la Cenerentola e il Barbiere di Siviglia con l'imprimatur direttoriale di un rossiniano doc quale Alberto Zedda e l'utilizzo, nel caso dell' Italiana, dell'allestimento scaligero firmato da Ponnelle.

Fu Vitale a portare per la prima volta a Bari un'opera di Mozart sulle scene del Petruzzelli il Don Giovanni (1964); il Così fan tutte al Piccinni sempre nel '64 e nel 1970 ancora al Petruzzelli le Nozze di Figaro (1970). Nel 1976 giocherà la difficile carta wagneriana riproponendo in italiano, dopo decenni, il Lohengrin con Konya nonché la rarità del Macbeth verdiano, dopo novant'anni, con Cornell Mc Neil. Nel centenario della morte di Saverio Mercadante non si sottrasse al dovere di ricordare il suo illustre conterraneo allestendone Il Giuramento.

Importante è stato il suo contributo alla valorizzazione di compositori pugliesi del Novecento quali Pasquale Di Cagno (prima rappresentazione scenica nel 1968 dell'acquaforte in un atto Maremma), Nicola Costa (riproposta nel 1969 dell'atto unico Margot), Nicola Cosmo (nel 1972 il balletto Pigmalione) e Dino Milella (Farsa della tinozza (1969), Una storia d'altri tempi (1972), il Marchese di Roccaverdina (1979). Senza dimenticare Nino Rota del quale propose anche l'opera radiofonica I due timidi per la prima volta in forma scenica.

Negli anni tra il 1952 e il 1979 portò al Petruzzelli per la gioia dei melomani le grandi voci: Del Monaco, Bergonzi, l'Olivero, la Zeani, la Freni, Taddei, Cappuccilli, Kraus, la Scotto, Bruson, Christoff, la Valentini Terrani, Bruscantini, la Dimitrova, la Cossotto supportati da direttori altrettanto celebri.

 

Nel 1958 scritturò Maria Callas per la Norma ma la sospensione della premère dell'opera belliniana all'Opera di Roma, alla presenza del Presidente Gronchi, portò la diva a cancellare tutte le recite successive ivi compresa quella barese.

Carlo Vitale è stato pure un autentico talent scout sia che si trattasse di un concertista o di un cantante come nel caso di Luciano Pavarotti, un tenore all'epoca, poco più che esordiente che fece debuttare nel 1960 al Piccinni in una replica di Rigoletto.

Quando nel 1979, con la morte nel cuore fu costretto a lasciare il Petruzzelli, Vitale, come sempre affiancato dalla moglie Maria, riversò tutto il proprio impegno, il proprio entusiasmo sulla città di Lecce che musicalmente, nel frattempo, era cresciuta anche grazie al suo contributo. Si deve al suo incessante attivismo, così com'era avvenuto per Bari, ogni iniziativa per la costituzione dell'Orchestra sinfonica della Provincia di Lecce e per il riconoscimento del Politeama Greco a "teatro di tradizione" andassero a buon fine.

Dal 1980 le stagioni liriche leccesi subirono una crescita esponenziale in termini di qualità artistica complessiva non esclusivamente vocale. Tant'è che non mancarono i grandi nomi: la Kabaivanska, Bergonzi, la Devia in Sonnambula, la Gasdia, la Ricciarelli addirittura in Anna Bolena mai rappresentata a Lecce. Ricorderemo la Carmen con la Gonzales e il Faust con Vanzo in lingua originale e l'emozionante "prima volta" delle mozartiane Nozze di Figaro.

A Lecce, inoltre, Vitale e la signora Maria dettero il proprio apporto ad istituire la Camerata Musicale Salentina, organismo che sin dalla fondazione contribuì alla valorizzazione della musica cameristica, sinfonica e di balletto.

Vitale chiuse la propria esistenza il 6 ottobre del 1989, due anni prima che le fiamme distruggessero il "suo" Petruzzelli. Il destino aveva voluto risparmiargli un ulteriore colpo.

Dino Foresio

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